Nell’isola di Samoa, in Polinesia, a Vailima c'è una grande casa al centro di un prato, una casa all'inglese che sembra di un altro pianeta tra le capanne dei polinesiani che la circondano.

Alla fine del vasto prato inizia la giungla. Lì prende avvio anche un sentiero, risale il costone del monte. La salita verso la cima porta a un punto da cui la vista spazia su Samoa, sull'oceano Pacifico, che da lassù appare come un giardino rutilante di coralli in tutte le gradazioni di azzurro, di verde, di rosso.

Sulla cima del monte Vaea c'è una costruzione bassa, un parallelepipedo di pietra.

Per portare lassù il corpo di Tusitala, i capi dell'isola si caricarono il suo corpo in spalla, tagliarono l’intrico della giungla con i machete, collocarono il loro ospite nel punto più alto dell'isola per il suo riposo eterno.

Quella è la tomba di Tusitala, che significa il "Grande narratore di storie", come i polinesiani chiamavano Robert Louis Stevenson.

Nel parallelepipedo di pietra sul Monte Vaea a Samoa c'è l'iscrizione coniata da Stevenson per la propria ultima dimora:

Under the wide and starry sky,

Dig the grave and let me lie.

Glad I lived and gladly die,

And I laid me down with a will.

This be the verse you grave for me:

Here he lies where he longed to be;

Home is the sailor, home from the sea,

And the hunter home from the hill.

 

Sotto il vasto cielo di stelle
scavate nella terra e fatemi riposare:
Ho vissuto contento e contento muoio
e mi poso con un desiderio.
Siano queste le parole da incidere per me:
«Qui giace dove desiderava essere;
Il marinaio è nella sua casa, la casa presso il mare,
e il cacciatore è nella sua casa sulla collina».

 

Un lento ritorno a casa: un viaggio agli antipodi alla ricerca della proprio isola ultima, verso il riflesso senza più infingimenti del proprio sé.

Ogni viaggio acquista senso, direzione attraverso la consapevolezza della fragilità, la propria, di un senso unico irripetibile della vita.

Smarrimento non è perdita, ma anche scoperta. La logica è sconcertante: la vera, ultima paura è quella di perdersi, di smarrirsi, per questo si mettono in campo strategie che portano a perdersi dove si vive ogni giorno.

Perdersi per salvarsi. Smarrirsi per ritrovarsi. Addentrarsi in un mondo sconosciuto per accedere al significato profondo, ultimo. Liberarsi da tutti gli orpelli, per lasciare alle spalle quella fortezza vuota, colma di beni a cui si è aggrappati e che impedisce di mettersi in viaggio nell'oceano in cui conoscere se stessi.

 

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